Antonio Iovine, detto o' ninno (il bambino) è uno dei boss del clan dei Casalesi, attualmente latitante. Ricercato dal 1996 e dal 2002 per omicidio ed altro; il 10 luglio 1999 sono state diramate le ricerche in campo internazionale, per arresto ai fini estradizionali. La tutela della salute di milioni di persone derivante dallo smaltimento dei rifiuti è condizionata dalle sue decisioni. “o’ ninno”, con la sua rete capillare, rappresenta un punto di riferimento con poteri straordinari. Una rete di discariche, cave, camion, imprenditoria locale e rapporti tra privati che fattura cifre da capogiro, influenza amministrazioni politiche e determina finanziamenti pubblici. La scelta del clan dei Casalesi di trafficare in rifiuti è stata ben studiata: i reati connessi alla raccolta, al trasporto e allo smaltimento illegali spesso sono soggetti a prescrizione e quindi i rischi di natura penale sono minori; il meccanismo del ciclo dei rifiuti permette ad ogni passaggio di guadagnare, sia in fase di raccolta che di sversamento e stoccaggio nelle loro discariche. E poi, come avviene per le pompe funebri, nel campo dei rifiuti non ci sarà mai crisi: “monnezza” e morti non verranno mai meno, saranno il trampolino di lancio per trasformarsi in forze produttive per rischiare in altri campi meno certi e sicuri. Ma da questo piano criminale non ne hanno tratto vantaggio solo i clan. Le maggiori imprese italiane hanno intasato le discariche campane con i loro rifiuti. Per più di trent'anni in Campania e nel Mezzogiorno rifiuti tossici di ogni tipo costituiti da fanghi industriali, scorie e polveri prodotte da impianti siderurgici, persino le ossa dei morti delle terre cimiteriali sono state illegalmente distribuiti in discariche abusive, impiegati per ripristini ambientali, usati come fondi stradali, utilizzati per la produzione di fertilizzanti e abbandonati in cave. Molte imprese del nord Italia, grazie al servizio offerto dalla camorra, hanno risparmiato capitali astronomici.
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